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Anche i droni sognano pecore elettriche?

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Ho parafrasato il titolo di un celebre libro di Philip K. Dick (da cui è tratto, come molti sanno, l’altrettanto famoso film Blade Runner, tornato alla ribalta proprio in questi giorni perché è appena uscito, nelle sale cinematografiche, a distanza di 35 anni dalla pellicola di Ridley Scott, il sequel) perché, in fondo, i droni sono tra noi esattamente come gli androidi vivevano integrati con la popolazione umana nell’immaginario dello scrittore americano.

A ben vedere, però, i nostri droni si avvicinano di più ai robot di un altro film di fantascienza dei primi anni ’80, interpretato da Tom Selleck e intitolato “Runaway“.

Per chi non l’abbia visto o non se lo ricordi, in questo film i robot sono diffusissimi ovunque: negli uffici, nelle campagne, nelle case della gente, dove svolgono una serie di lavori utilissimi all’umanità.

Ovviamente, c’è anche il cattivo di turno (ogni riferimento a leader di alcuni noti Paesi dei giorni nostri è puramente casuale) che trama nell’ombra per seminare, avvalendosi dei suddetti robot, il terrore e scatenare una serie di delitti. Il protagonista si trova, quindi, a lottare contro questi piccoli robot (chiamati, appunto, “runaway” perché si muovono veloci con le loro zampette metalliche simili a ragni), strumentalizzati dal malvagio e dotati anche di alcuni minuscoli proiettili in grado di colpire a distanza le vittime predestinate in quanto dotati di sensore di calore.

Vedete delle somiglianze con la realtà dei giorni nostri?

Forse sì.

Ebbene, tutti noi sappiamo cos’è un drone e, probabilmente, lo abbiamo anche visto da vicino: io ne ho visto uno proprio questa settimana che mi svolazzava più o meno sopra la testa mentre visitavo una manifestazione fieristica all’aperto e mi sono chiesto: dov’è la persona che lo guida? cosa fa sopra di me? E’ normale (verrebbe da dire “legale”) che non ci siano cartelli e/o altre forme di avviso che mi informino della presenza del drone, di chi sia la proprietà dello stesso e di ciò che sta facendo?

A me pare che questo sia un punto molto delicato e, fino ad ora, sottovalutato dal nostro legislatore in relazione alla diffusione nell’uso di questi mini aeromobili a pilotaggio remoto.

E’ noto, infatti, che, per quanto riguarda la circolazione dei droni in territorio italiano , questa è disciplinata da un Regolamento dell’Enac, che distingue l’uso a scopo ludico (che può essere praticato solo fuori dai centri abitati) e l’uso a scopo professionale (che può avvenire anche in centri abitati purché il pilota abbia un apposito brevetto ed il mezzo sia assicurato per un massimale non inferiore a Euro 900.000,00).

Ma, per quanto riguarda i miei diritti di cittadino “oggetto di attenzioni” da parte del drone? Come mi difendo?

Il Garante Privacy ci insegna che il drone e l’attività svolta tramite il medesimo è sempre soggetta alle norme generali e, dunque, non è possibile riprendere alcuno (o, meglio, diffondere immagini di qualcuno riprese dal drone) senza il consenso della persona ripresa.

Se non si riesce ad avere questo consenso, sarà necessario offuscare i volti delle persone riprese (una sorta di “anonimizzazione visuale”).

Ma se queste regole – per noncuranza e/o per cosciente volontà – non vengono rispettate, siamo sicuri che il diritto, con le regole attuali, mi offre adeguati strumenti di tutela?

Cerco di spiegarmi: quando entro in una zona videosorvegliata, di norma posso rilevare la presenza di un cartello che mi avvisa della presenza della telecamera e io posso sempre individuare, con più o meno precisione, dove questa sia e, comunque, a chi appartenga: se ho, infatti, necessità di accedere alle registrazioni filmate, non mi sarà difficile individuare chi è il proprietario dell’apparato fisso in questione.

Ma, nel caso del drone, tutto assume connotati assai più sfumati e sfuggenti: se vedo un drone sorvolare, ad esempio, le zone limitrofe a casa mia e penso che sta compiendo delle registrazioni abusive, come posso sapere chi è il suo proprietario, chi lo pilota e quale uso sarà fatto delle immagini che sta riprendendo, se l’oggetto si sposta e può sparire dalla mia vista in pochi secondi?

Non bastano certo le sanzioni del Regolamento Enac per le violazioni alle norme di circolazione aerea per permettermi, in questo caso, di esercitare i miei diritti in modo efficace, dato che non sono in grado di individuare a chi il drone appartenga!

Se, poi, rifletto sugli sviluppi futuri di questa tecnologia e penso che Amazon ha dichiarato di voler sostituire, per la consegna dei suoi prodotti, gli attuali corrieri con una flotta di droni comandati in remoto, come sarò in grado di spiegare al piccolo oggetto volante che deve fermarsi al cancello di casa mia senza entrare nel mio giardino – in assenza, ovviamente, di un mio esplicito e preventivo consenso – in ossequio alle norme a tutela del diritto di proprietà?

Sembra che la nostra tecnologia sia destinata ad erodere, nei fatti, anche i più basilari e consolidati principi di diritto, in nome dell’offerta di servizi sempre più tailor made.

Io non ho nulla da obiettare nel cedere un po’ dei miei diritti se la tecnologia, in cambio, mi risparmia la fatica di andare fino al cancello di casa a recuperare il pacco inviatomi da Amazon.

Ma come mi difende, il diritto, di fronte a queste tecnologie, se si presenta alla mia porta il malvagio di Runaway?

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