Ieri ho partecipato al Social Innovation Forum 2017 organizzato da Hitachi nel bellissimo contesto della Sala dei Sette Palazzi Celesti presso il Pirelli Hangar Bicocca.
E’ stato un momento di confronto davvero molto interessante per comprendere verso quale futuro la tecnologia ci sta portando.
Com’era immaginabile, le tecnologie a cui più si è fatto riferimento sono state le AI, Internet of Things (IoT) e i Big Data.
Scopo principale del Social Innovation Forum è la discussione in merito a come le nuove tecnologie cambiano e cambieranno il nostro mondo: ci si domanda, cioè, se le novità tecnologiche che vengono prodotte e introdotte sul mercato dalle aziende, oltre a generare utili per le stesse, sono anche in grado di avere un significativo ritorno sociale in termini di qualità della vita delle popolazioni coinvolte.
Nell’analisi di come le attività produttive di Hitachi incidano sulla qualità della vita nel nostro Paese, sono emerse anche le criticità del nostro sistema economico, soprattutto in relazione alla produttività (molto più bassa della media europea nonostante il grande numero di aziende), all’innovazione (pochi brevetti rispetto alla media europea) ed alla digitalizzazione (ho scoperto, ad esempio, che ancora il 25% della popolazione italiana non è connessa ad internet!).
A queste debolezze – anche se la notizia non è certo una novità – si aggiunge il grandissimo divario, in termini di reddito ed occupazione, tra nord e sud, che è più ampio di quello esistente tra lo Stato più ricco dell’Europa (Germania) e il più povero (Grecia).
Nel corso della giornata è stato, comunque, sottolineato come le caratteristiche delle tecnologie che si stanno affacciando sul mercato probabilmente riusciranno a colmare, almeno in parte, questo divario, contribuendo a ridurre la fragilità del nostro sistema produttivo.
Nel corso dei vari interventi succedutisi nella mattinata sono emersi numerosi spunti di riflessione davvero interessanti, tra i quali segnalo i seguenti:
- sarà sempre più importante e fondamentale sviluppare capitale cognitivo, curando attentamente la formazione dei giovani ed insegnando loro a pensare, più che a fare uno specifico lavoro: questo perché i cambiamenti che la tecnologia porterà negli anni a venire, faranno sparire moltissimi degli attuali lavori e, comunque, modificheranno rapidamente (e più volte nel corso della vita di un uomo) le stesse modalità esecutive tipiche di qualsiasi professione;
- ogni lavoro ripetitivo sarà appannaggio delle macchine, che lo eseguiranno meglio e più velocemente di noi;
- la creatività dell’uomo sarà, quindi, la prima risorsa perché tutto ciò che non sarà automatizzabile sarà prezioso;
- la creatività dell’uomo sarà addirittura più importante della conoscenza, dato che questa ci verrà fornita – on demand, potremmo dire – in modo massiccio dalle macchine, che saranno in grado di illustrarci all’istante tutte le informazioni più aggiornate, su qualsiasi argomento, reperibili in tutto il globo;
- la tecnologia, tramite la profilazione e l’analisi predittiva, ci aiuterà a risolvere molti problemi addirittura prima che si manifestino o divengano troppo complessi per essere gestiti (grande efficienza nell’uso delle risorse senza sprechi, costi di manutenzione delle infrastrutture più bassi, sviluppi più armonici delle nostre città, etc.);
- il futuro sarà “smart“: tutto sarà iperconnesso tramite la tecnologia IoT e, nei prossimi anni, non conteremo più quante persone si connettono a internet ogni giorno (oggi sono “solo” 3,5 miliardi) ma quanto tempo della giornata ciascuno di noi trascorrerà connesso alla rete (si calcola che, nei prossimi anni, ognuno di noi possiederà almeno 6/7 devices in grado di dialogare costantemente con il web rispetto agli attuali 2/3);
- i lavori del futuro si baseranno su AI in grado di esaminare ogni giorno migliaia di documenti ed offrire a ciascuno di noi l’informazione più completa possibile in qualsiasi settore: quindi, la qualità del nostro lavoro dipenderà sempre di più dalla qualità della macchina che avremo al nostro fianco.
A fronte di una tecnologia così pervasiva e in grado di fare sostanzialmente tutto, la domanda da porsi è: chi deciderà cosa la tecnologia potrà fare e cosa no?
Sarà, quindi, fondamentale ed imprescindibile mettere l’uomo al centro della tecnologia, operando scelte etiche, affinché ogni nuovo prodotto tecnologico:
- incarni e rispecchi i valori umani;
- non si contrapponga all’uomo, ma elevi la qualità della sua vita;
- sia condiviso a livello globale, affinché tutti nel mondo ne possano beneficiare, costruendo un ecosistema mondiale e non un egosistema di pochi.
Per fare questo, servirà un grande senso di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della rivoluzione digitale, affinché l’uomo resti sempre al centro di qualsiasi innovazione.
Serviranno, naturalmente, anche nuove norme, completamente innovative e differenti – sperimentali, in certi casi – da quelle attuali, per regolamentare una società in cui uomo e macchina collaborano tra loro.
Speriamo, quindi, che, in questo nuovo mondo umano/robotico, gli avvocati abbiano sufficiente creatività per reinventarsi!