Alcuni giorni fa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha pubblicato una prima parte dei risultati dell’indagine conoscitiva sui Big Data, il cui testo integrale potete trovare nella sezione del Blog dedicato alla documentazione utile.
L’AGCM, insieme all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ed al Garante per la Protezione dei Dati Personali hanno condotto la loro indagine sui Big Data tra i cosiddetti Over-The-Top (OTT), nonché tra le imprese operanti in alcuni settori fortemente interessati dal fenomeno, cioè le imprese editoriali, le aziende di credit scoring, i gruppi bancari e le compagnie di assicurazione.
I risultati emersi sono i seguenti:
- circa 6 utenti su 10 sono consapevoli del fatto che le loro azioni on-line generano dati che possono essere utilizzati per analizzare e prevedere i loro comportamenti; sono, altresì, informati dell’elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può raggiungere (geo-localizzazione, accesso di diverse app a funzionalità come la rubrica, il microfono e la videocamera, etc.) nonché delle possibilità di sfruttamento dei dati da parte delle imprese che li raccolgono;
- la maggioranza degli utenti legge solo in parte le informative (54%) o non le legge affatto (33%);
- gran parte degli utenti dedica un tempo limitato alla lettura delle informative e un’ampia maggioranza del campione considera che le informazioni fornite sono poco chiare;
- anche utenti che non sono del tutto consapevoli della stretta relazione esistente tra cessione dei dati e gratuità del servizio, non di rado acconsentono all’acquisizione, utilizzazione e cessione dei propri dati personali;
- gli utenti che negano il consenso lo fanno soprattutto in ragione dei timori di un improprio utilizzo dei propri dati: le preoccupazioni riguardano, in particolare, l’utilizzo a fini pubblicitari (46,7%) e, ancor di più, l’utilizzo per altre finalità (50,2%);
- in ogni caso, 4 utenti su 10 sono consapevoli della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità del servizio.
E’, tra l’altro, interessante notare che, oltre tre quarti degli utenti intervistati dichiara che sarebbe disposta a rinunciare ai servizi e alle app gratuite per evitare che i propri dati siano acquisiti, elaborati ed eventualmente ceduti ma solo la metà afferma di essere disposto a pagare per servizi e app oggi forniti gratuitamente, per evitare lo sfruttamento dei propri dati (per finalità pubblicitarie o di altro tipo).
In merito alla portabilità dei dati, l’indagine conoscitiva sui Big Data evidenzia che attualmente solo 1 utente su 10 è consapevole dei propri diritti in materia di portabilità dei dati, anche se circa la metà degli utenti mostra interesse ad ottenere una copia dei propri dati.
Tale scarso interesse all’utilizzo della portabilità viene ricondotto, in base ai dati emerge:
- alla scarsa propensione ad utilizzare altre piattaforme/applicazioni (41,1%);
- ad una limitata sensibilità sulla rilevanza di tali dati (36,1%);
- alla percezione di un’elevata complessità degli strumenti tecnologici (30,4%).
Sul fronte di chi sfrutta i Big Data generati dagli utenti, l’indagine (condotta tra le imprese bancarie e assicurative) ha evidenziato che l’analisi dei Big Data è un’importante opportunità per accrescere la conoscenza della clientela, con l’effetto di:
- arricchire la comprensione delle preferenze e delle abitudini dei consumatori;
- individuare in modo più efficace il profilo di rischio del singolo cliente;
- sviluppare prodotti e servizi personalizzati;
- favorire l’innovazione, l’inclusione finanziaria e una maggiore concorrenza.
L’indagine sui Big Data ha, però, evidenziato come, a fronte di possibili benefici in termini di efficienza, riduzione dei costi e lotta alle frodi, vi è, però, un pericolo evidente di effetti discriminatori connessi alla profilazione e alla valutazione del rischio dei singoli clienti.
A me sembra che tutti gli elementi fin qui emersi dall’indagine dell’AGCM dimostrino come le motivazioni di fondo che hanno portato all’adozione del GDPR siano ampiamente confermate sia sotto il profilo delle ragioni di reticenza dei consumatori a concedere l’utilizzo dei propri dati sia per quanto riguarda i rischi di una profilazione integralmente automatizzata.
Sarà, dunque, interessante valutare se, a distanza di qualche tempo dall’entrata in vigore del GDPR, la percezione degli utenti sarà mutata in conseguenza del maggior potere dato dal Regolamento UE all’interessato nel governo e nella gestione dei propri dati, soprattutto nel mercato digitale.