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Quali sono i macrotrend dei nostri futuri possibili?

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Ho appena finito di leggere il libro “I nostri futuri possibili” a cura di Enrico Sasson, direttore della Harvard Business Review Italia, pubblicato da qualche mese dalla Mind Edizioni.

Si tratta di una raccolta di studi di esperti in vari campi, impegnati nello sforzo di comprendere – e, poi, di spiegare a noi profani – quali sono i principali macrotrend di sviluppo e cambiamento dell’attuale fase storica, allo scopo di aiutare i decision makers con elevate responsabilità imprenditoriali ad orientarsi nelle loro scelte ed azioni di business.

I temi affrontati nel libro per individuare i macrotrend del futuro sono davvero troppo numerosi per essere raccontati in questo articolo.

Personalmente ho trovato molto suggestivo e coinvolgente il contributo dedicato alle enormi potenzialità della realtà aumentata.

Secondo gli Autori dell’articolo “una strategia per la realtà aumentata“, Michael E. Porter e James E. Heppelman, la realtà aumentata permetterà – come già, in parte, ora permette – di colmare il profondo divario che c’è tra le sempre maggiori quantità di dati digitali a nostra disposizione e il mondo fisico in cui li applichiamo, rivoluzionando, ad esempio, la fase di addestramento e di formazione del personale, con enormi benefici in termini di costi e di velocità di apprendimento di procedure complesse.

Nell’ambito dei macrotrend più significativi individuati dagli esperti riuniti dalla Harvard Business Review Italia, ritenuti capaci di influenzare considerevolmente, nel breve/medio periodo, i destini dell’uomo, vengono, tra gli altri, annoverati:

  1. l’impatto della tecnologia;
  2. l’automazione (machine learning, robot intelligenti, AI, etc);
  3. la cybersecurity;
  4. la rivoluzione digitale delle imprese (con i suoi effetti disruptive);
  5. l’impatto occupazionale delle nuove tecnologie;
  6. le nuove forme di mobilità sugli assetti demografici;
  7. i cambiamenti climatici.

Ciò che emerge da questo elenco di macrotrends è la netta prevalenza  della componente tecnologica rispetto ai più tradizionali profili politici e geopolitici che hanno caratterizzato il nostro passato.

Ognuno di questi aspetti viene, poi, indagato con approccio scientifico per coglierne le implicazioni pratiche a livello macroeconomico, fino ad ipotizzare anche alcune possibili conclusioni sugli scenari futuri attesi o più probabili.

L’aspetto, invece, che il libro trascura di esaminare e che resta un po’ sullo sfondo – ma unicamente per l’intrinseca impostazione di natura economica degli studi dedicati ai singoli argomenti – é quello normativo, benché il suo impatto sulle modalità di utilizzo delle nuove tecnologie incida moltissimo, come ci ha ben dimostrato la recente esperienza del GDPR.

Come affermava Stefano Rodotà, infatti, “non tutto ciò che è tecnicamente possibile è pure eticamente lecito, politicamente e socialmente accettabile, giuridicamente ammissibile.

I nostri futuri possibili devono senz’altro svilupparsi liberamente, ma in un contesto di regole (possibilmente chiare!) che abbiano sempre al centro l’uomo, la sua dignità ed i suoi diritti.

Concordo, infatti, con il nostro Garante per la Protezione dei dati personali quando afferma che “capire la relazione che intercorre necessariamente tra il diritto e le nuove tecnologie significa capire nel profondo il nostro tempo e la nostra stessa antropologia” (Antonello Soro, Persone in rete).

Il libro “I nostri futuri possibili” aiuta senz’altro a guardare un po’ avanti nel tempo, verso gli scenari futuri che realmente dovremo attenderci e ci abitua a prendere confidenza con le sfide che saremo probabilmente chiamati ad affrontare, con animo aperto al cambiamento ma senza rinunciare mai allo spirito critico.

Lo trovate in libreria a Euro 18,50 oppure su Amazon a Euro 15,72

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